La lobby a favore della difesa delle balene ha usato il suo potere politico per siglare un “compromesso” che prevede la fissazione di quote per la caccia alla balena. Le tensioni sono cresciute durante i negoziati a porte chiuse, tuttavia la petizione è diventata già storia secondo la BBC. Le negoziazioni e gli aiuti ricevuti da parte di altri paesi alleati sono utili per esercitare pressioni dove c’è più bisogno, al fine di mantenere alta l’attenzione internazionale.
Il Ministro australiano dell’ambiente Peter Garrett ha ricevuto la petizione di fronte ai media di tutto il mondo e ha detto *“E’ un grande piacere essere quì e ricevere questa petizione…Io credo che la voce delle persone di tutto il mondo debba essere ascoltata. Di sicuro, io l’ho ascoltata oggi”*
Dopo il vertice, un negoziatore europeo ha detto all’attivista Avaaz: *” Stiamo cercando di mantenere il divieto di caccia…Ho firmato la petizione on-line. Sono rimasto impressionato dalla velocità con cui è aumentato il numero dei firmatari in tutto il mondo”*
Questa è un’importante vittoria per le balene – e per i suoi difensori – che hanno dimostrato che anche le decisioni internazionali possono essere alterate da piccoli sforzi effettuati da molte persone, in tutto il pianeta.
Ma aver vinto questa battaglia, non significa aver vinto la guerra. Le balene non sono ancora al sicuro. La flotta giapponese volta alla caccia “scientifica” delle balene ancora va a caccia attraverso un cavillo giuridico e continua a uccidere centinaia di balene.
Per vincere la guerra, è necessaria una campagna per rafforzare e riformare le regole, per sensibilizzare i governi con programmi a favore della protezione delle balene, a partire dal Giappone.
Se le persone di tutto il mondo si uniranno e faranno sentire la loro voce all’unimità, potranno avere la meglio sugli interessi particolaristici dei governi. Le persone hanno la forza di costruire un ponte per coprire il gap tra il mondo che abbiano e quello che vorremmo.
(Traduzione dall’inglese di Margherita Kochi)