Il significato di ciò che appare una richiesta abbastanza comprensibile “Non calpestare il prato” avanzata dal governo, in diversi momenti e in diversi luoghi, è diventata una richiesta autoritaria e anti-democratica (sebbene risulti una richiesta precauzionale-difensiva).
Oggi non c’è possibilità di fuggire dalla follia che guida le guerre, le minacce da parte delle Grandi Potenze, l’estremismo, il terrorismo, i conflitti interni e transfrontalieri, l’occupazione dalle truppe straniere, i diritti calpestati dei diversi gruppi etnici, la marginalizzazione delle minoranze, i disastri ecologici dovuti ai comportamenti abusivi delle industrie, le crescenti malattie mentali a causa della povertà e delle inumane condizioni di vita, la centralizzazione del potere governativo che solitamente non riesce a raggiungere gli obiettivi prefissati, la mancanza di cure per i bambini (loro sono così iperattivi!) e così via.
A livello locale, il governo sta istituendo un eccellente servizio sanitario, tuttavia l’educazione non è garantita per i non Cinesi che non possono permettersela, i progressi nella Legco sono sempre soggetti a contestazioni, i consiglieri locali hanno bisogno di maggiori poteri esecutivi in relazione ad eventi concreti, i costi dei trasporti devono essere ridotti, sono necessarie infrastrutture a bassa emissione di carbone…
La risposta a tutta questa situazione può solo essere graduale, necessita di un certo tempo, tuttavia la domanda che resta è: come si può restare sani e salvi, sentendo che *”stiamo cercando di fare qualcosa per risolvere la situazione, senza sentirsi soli”*?
Le attività correlate al Parco (Parchi al plurale perchè sono trenta i Parchi attualmente esistenti in tutto il pianeta) stridono sostanzialmente con ognuna di queste questioni.
Il primo motivo è che gli studi condotti finora permettono a ciascuno di noi di comprendere la propria situazione privata e di iniziare a porre rimedio solo alle proprie afflizioni personali, mentre si cerca di sottolineare quanto c’è di buono.
Il secondo motivo – non meno importante del primpìo – è che i messaggi e le azioni caratterizzate dalla non violenza sono messe in atto dai membri del Parco per dare risposta alle ingiustizie che dell’ambiente familiare e amichevole e di tener conto dell’influenza e degli interessi della società.
Tuttavia, non sto dicendo che si deve essere “politici”. Il Parco non ha nulla di politico, commerciale o religioso. Ma se un membro desidera sviluppare o intraprendere un’attività politica, o professare una religione, ciò è permesso in quanto si tratta di una scelta personale e quel settore può trarre beneficio dall’intervento di quella persona in quel settore.
Gli sforzi compiuti nel Parco costituiscono un’illuminazione personale nel senso propriamente inteso da Buddha, sebbene senza il simbolismo del Buddismo o delle altre religioni ortodosse. Lo scopo è raggiungere una profonda conoscenza, uno stretto contatto con quello che viene chiamato “il Profondo” che sorge spontaneamente tra le difficoltà.
Le difficoltà di cui parlo arrivano che piaccia o no, noi siamo tutti presi nello stereotipo di uno stile di vita imposto dal contesto in cui viviamo e dalla domanda proveniente da una società industriale basata su un continuum che oscilla tra la ricerca del denaro e del potere personale.
Per tornare ad essere liberi, occorre riconciliarsi con il passato, basandosi su ciò che c’è di buono nel presente e aprirsi al futuro. E’ questo l’obiettivo della ‘*fase iniziale*’ degli studi e delle attività del Parco per chiunque voglia prendere parte attivamente ai lavori; i membri associati invece possono semplicemente prendere parte alle attività a cui sono più interessati.
(Traduzione dall’inglese di Margherita Kochi)