La lotta, della comunità kichwa di Sarayaku, che da 14 anni chiede la liberazione del loro territorio, nella provincia di Pastaza, dalle due industrie petrolifere, ha dato i suoi frutti con l’accordo, tra il governo ecuadoriano e le imprese Compañía General de Combustibles (CGC, dell’Argentina), sussidiaria della statunitense Chevron, e Burlington Resources, degli USA, terminato amichevolmente, con il recesso dei contratti.
A dicembre, sia la CGC che Burlington hanno chiesto all’industria petrolifera statale Petroecuador il recesso dei loro contratti, non potevano realizzare le loro operazioni per via dell’opposizione delle comunità indigene. Nel 1996, lo Stato ecuadoriano, senza consultare la comunità Sarayaku, aveva dato in concessione alla CGC e Burlington una zona per l’esplorazione e lo sfruttamento del petrolio nel territorio indigeno, venendo meno all’”Accordo di Sarayaku”, firmato sette anni prima, in cui lo Stato gli garantiva il diritto a questo territorio e la proteggeva dallo sfruttamento dell’industria petrolifera.
Agli inizi del 2003, di fronte alla resistenza pacifica ma permanente di Sarayaku, le autorità hanno autorizzato la militarizzazione della zona e la proibizione del libero transito degli indigeni nel proprio territorio, a cui si sommò la campagna di intimidazioni contro la popolazione da parte delle industrie petrolifere. Questa situazione obbligò la comunità Sarayaku a presentare nel 2004 una denuncia alla Commissione Interamericana di Diritti umani, CIDH, contro lo Stato ecuadoriano e sollecitare misure cautelari a beneficio della comunità. Le industrie petrolifere si videro obbligate a sospendere le loro attività, un anno dopo l’emissione da parte della Corte Interamericana di Diritti umani, di una risoluzione a beneficio di Sarayaku, ordinando alle autorità governative di prendere misure provvisorie per la protezione degli indigeni.
Benché la recessione dei contratti con le industrie petrolifere sia un fatto, c’è un punto nelle misure cautelari esposte dalla CIDH che lo Stato ecuadoriano non ha compiuto: il ritiro di 400 kg di esplosivo collocati dalla CGC nel territorio indigeno. Il 3 febbraio, la comunità Sarayaku ha fatto nuovamente ricorso alla Corte per chiedere protezione. Secondo il presidente della comunità Sarayaku, Holger Cisneros, “a dispetto del tempo trascorso, lo Stato ecuadoriano ha ritirato solo 14 kg di esplosivi.”
Fuente: Noticias Aliadas
Traduzione dallo Spagnolo di Annalisa Pensiero