Il bacino del lago Chad, alimentato dai fiumi Logone, Chari e Oubangui, è passato in quattro decenni da 25.000 km2 a 2.000 km2. Le cause principali di questa situazione sono l’avanzare del deserto e il disboscamento.
La situazione è drammatica per le popolazioni dei due paesi che vivono già una situazione di crisi permanente in quanto ad accesso alle risorse idriche. La mancanza d’acqua è molto frequente nelle regioni del nord del Camerun, in particolare attorno al Mayo, corso d’acqua che bagna la regione. Quest’anno per esempio l’epidemia di colera è stata in parte legata alla cattiva bonifica. I presidenti del Chad e del Camerun approfitteranno della Conferenza Internazionale sul Clima a Copenhagen per invitare la comunità internazionale considerare questo caso emblematico di scomparsa delle risorse vitali del pianeta.
La morte minaccia dunque il lago Chad così come altri laghi a sud del Sahara. La quarta superficie d’acqua dell’Africa per la sua estensione, dopo i laghi Vittoria, Tanganica e Nyassa, non è che una macchia blu che appare sui documenti geografici.
La Commissione del bacino del lago Chad (CBLT), organismo creato nel 1964 dai quattro Stati che ne sono bagnati (Chad, Niger, Nigeria e Camerun), temono che il lago possa sparire totalmente dalle carte geografiche in poco tempo.
L’operazione di salvataggio del lago Chad avrebbe bisogno di una cooperazione a scala regionale. I quattro Stati fondatori del CBLT, cui si è sommato in seguito la Repubblica Centrafricana (e forse un giorno il Sudan), lavorano insieme a partire dalla sua creazione su temi vitali per il lago: gestione delle acque, delle foreste e delle risorse naturali. In occasione di una visita del presidente del Chad a quello del Camerun, entrambi coscienti della gravità degli effetti del cambiamento climatico sul prosciugamento del lago Chad, hanno adottato una posizione comune che difenderanno durante il Summit di Copenhagen.
Tradotto dal francese da Roberta Consilvio