Più di 200 partecipanti venuti da 125 paesi hanno preso parte ai lavori parlando di libertà di opinione e di espressione, dell’impatto di Internet sulla stampa, dei reati di stampa, delle sanzioni e della penalizzazione delle derive giornalistiche, del codice deontologico e dell’immagine della stampa.
Il tema delle sedute, «Etica e deontologia alla prova delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione: tra libertà di stampa e responsabilità del giornalista», porta a credere che il giornalista cerchi di sottrarsi alle leggi e ai regolamenti che reggono la società. Non è così. Come ha dichiarato Alfred Dan Moussa -presidente dell’UPF- : «Il giornalismo è soprattutto un mestiere da fare secondo delle norme». I giornalisti non sono assolutamente al di sopra delle leggi. «In quanto cittadini, accetteremmo di essere sanzionati come qualsiasi altro cittadino», ha precisato Messan Djossou Yao Dodji, presidente della sezione togolese dell’UPF. Per Edouard Ouédraogo, vicepresidente della sezione Africa Occidentale, i reati di stampa potrebbero essere repressi da un tribunale di pari, un organo di autoregolazione che dovrebbe funzionare a tempo pieno ed essere totalmente indipendente.
Organizzazione creata nel 1950, su iniziativa del giornalista canadese Dostaler O’Leary, l’UPF è la più antica associazione di giornalisti francofoni, e raggruppa oltre 3000 giornalisti, responsabili ed editori della carta stampata e della tv. L’UPF non rivendica l’immunità totale e assoluta per i giornalisti, ma milita per una depenalizzazione dei reati di stampa e per l’organizzazione di un tribunale di pari che possa autoregolare il settore.
Tradotto dal francese da Roberta Consilvio