L’agenda dell’equipe in Corea continua. Tra le righe dei blogger traspare la cultura lontana e millenaria del paese, e la Pace che regna nel tempio buddhista in cui soggiornano, ma anche le enormi contraddizioni e la violenza che invece hanno caratterizzato gli ultimi decenni della storia del paese.
Dopo la visita alla zona demilitarizzata alcuni marciatori si sono spostati a Yongsan per partecipare ad una manifestazione di protesta per la morte di cinque persone in un incidente con la polizia, durante un’azione di sgombero su cui potrebbe gravare la brutalità della speculazione edilizia.
Durante un raduno di danza e meditazione nel parco della City Hall tuttavia, la polizia forma una barriera umana circondando tre cittadini coreani con il pretesto di un furto di un telefono cellulare. Si tratta di alcuni familiari delle vittime.
L’indecisione è forte, i conflitti con le autorità locali dovrebbero essere assolutamente evitati, ma le signore del gruppo, scrive Luis Silva sul blog della Marcia, rompono gli indugi superando il cordone di polizia per abbracciarli. Gli altri marciatori le seguono.
Arrivano altri poliziotti e la tensione è palpabile. Fortunatamente, probabilmente anche grazie all’intervento di un monaco Zen che parla con uno dei responsabili, viene dato l’ordine di ritirata. Tutti assicurano, tra ringraziamenti ed emozione, che l’esito sarebbe stato diverso senza l’intervento dei marciatori.
Una piccola vittoria magari, ma certamente uno dei tanti tasselli che compongono il mosaico della Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza.