Richard Stallman è uno dei leader mondiali del movimento per il software libero. Sebbene nell’ambito del proprio lavoro abbia creato numerosi programmi, quali l’editor di testi Emacs, l’epuratore GDB, che fa parte del Progetto GNU, è conosciuto per voler dare un riferimento legale, politico e morale allo sviluppo del software libero, in alternativa a quello non libero o a pagamento.

Lo scorso 2 settembre ha partecipato ad una conferenza organizzata dagli studenti dell’Università Tecnologica nazionale (UTN), che inizialmente doveva tenersi all’interno della stessa università e che invece è stata sospesa per decisione delle sue autorità. Stallman, che alla fine ha tenuto il proprio discorso nel teatro Diagonal, ha parlato di atto di censura e si è rivolto all’UTN, classificandola di ignorante.

La conferenza è durata circa due ore e mezza, nel corso delle quali il programmatore ha evidenziato chiaramente la sua posizione rispetto al software libero, e ha enunciato le quattro premesse che il suddetto software deve possedere: la possibilità di miglioramento, la gratuità, la libera distribuzione e il codice aperto. In sostanza, ha spiegato, deve servire per migliorare l’intera comunità e non il contrario. In un momento di relax, ha scherzato dicendo che “non dobbiamo permettere che siano le grandi aziende a scegliere per noi le spose digitali”.

In relazione al significato che acquista la sua militanza nel movimento per il software libero, Stallman ha dichiarato a Pressenza: “È un modo per contribuire alla libertà della società, non voglio favorire la crescita tecnica, senza quella sociale del mio lavoro. Non voglio costruire gioghi che assoggettino la gente”.

Rispondendo all’inchiesta di Pressenza sulla percentuale di utenti di internet che utilizzano il software libero, ha risposto “ dipende cosa consideriamo software libero, per esempio il motore di ricerca Firefox è utilizzano da una grande percentuale di persone, mentre i sistemi operativi, stando i miei calcoli, dovrebbero essere utilizzati da solo l’1% degli internauti”.