Scene di strada in Sudan del Sud. Foto: Dr. John Ariki.
In seguito alla nuova offensiva militare lanciata dall’esercito del Sudan del Sud, l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ha chiesto maggiore impegno all’Europa per far finalmente rispettare la tregua firmata nel gennaio 2014. I nuovi scontri armati costituiscono un grave passo indietro nella ricerca di un accordo per una pace duratura nel Sudan del Sud. La sopravvivenza della popolazione civile dipende dal rispetto della tregua. Ormai quasi cinque milioni di persone dipendono in tutto e per tutto dagli aiuti umanitari ma finché continua la guerra civile le organizzazioni umanitarie non riescono a raggiungere molti degli insediamenti. L’escalation della guerra civile inoltre costringe sempre più persone alla fuga e a dipendere per la propria sopravvivenza dagli aiuti umanitari.
Dopo un attacco dell’esercito sudsudanese migliaia di persone sono fuggite dalla città di Nasser (Provincia dell’Alto Nilo). La regione è considerata roccaforte della resistenza dei ribelli sudsudanesi di Riek Machar. Nuovi scontri si sono avuti anche nel distretto di Renk (stato federale dell’Alto Nilo) e nei dintorni della città di Bentiu (stato federale di Unity) controllata dai ribelli di Machar. Solo due giorni fa il presidente sudsudanese Salva Kiir aveva assicurato al Segretario di Stato statunitense John Kerry in visita nel paese che si sarebbe impegnato in un dialogo personale con il suo rivale Riek Machar per individuare una soluzione pacifica al conflitto.
La nuova offensiva militare arriva anche dopo l’appello delle Nazioni Unte di porre immediatamente fine agli scontri armati. Solamente pochi giorni fa la Commissaria della Nazioni Unite per i Diritti Umani Navy Pillar si era detta preoccupata per la situazione della popolazione nel paese e aveva messo in guardia dalla morte in massa della popolazione se non si fosse posto immediatamente fine alla guerra.
La guerra e l’inizio della stagione delle piogge fanno sì che un quinto dei profughi sudsudanesi resti tagliato fuori da qualsiasi forma di assistenza e aiuto umanitario. Nel frattempo cresce anche il numero dei profughi stessi. Attualmente si contano circa 960.000 persone in fuga in Sudan del Sud e altre 240.000 persone fuggite all’estero. La situazione è particolarmente grave nello stato federale di Unity, dove circa il 40% dei 600.000 abitanti è in fuga dalle violenze e dagli scontri armati. Ma anche i circa 125.000 profughi del distretto di Maban nello stato federale dell’Alto Nilo, non riescono ad eccedere agli aiuti necessari alla sopravvivenza.