Una “Casa dell’incontro e del dialogo tra Religioni e Culture”, è quanto previsto dal protocollo d’intesa firmato questa mattina dal sindaco di Bologna e della Città Metropolitana Virginio Merola, dal Rettore dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna Francesco Ubertini, dall’Arcivescovo Matteo Maria Zuppi, dal Rabbino Capo Alberto Sermoneta , dal presidente della Comunità Ebraica Daniele De Paz, e dal presidente della Comunità Islamica Yassine Lafram.
Il Protocollo sancisce e dà impulso a un percorso di collaborazione che i firmatari hanno condiviso e che porterà la “Casa” a essere un luogo di scambio che confermerà il ruolo di Bologna come città solidale e plurale, nella collaborazione tra comunità religiose, società civile e agenzie culturali per un integrale progresso umano, sostenibile e condiviso. Per questo il Protocollo è aperto alla sottoscrizione delle confessioni religiose presenti nell’area metropolitana di Bologna che ne condividono le finalità e gli obiettivi e intendono collaborare al loro raggiungimento.
Con questa intesa il Comune di Bologna si impegna a proporre una sede per la “Casa” che sarà finanziata da contributi pubblici e privati.
“Questa Casa irrobustirà la prospettiva di una comunità aperta e solidale – sottolinea il sindaco Virginio Merola – . L’antisemitismo, il razzismo e le persecuzioni religiose di cristiani e musulmani che sfociano in atti terroristici sono l’esempio dell’intolleranza che questo progetto vuole combattere in modo fattivo per contribuire alla coesione della nostra comunità”.
“Conoscenza e condivisione saranno tra le fondamenta di questa nuova “casa” che si farà portavoce di premesse imprescindibili per il nostro futuro come il rispetto della dignità della persona, della libertà religiosa, il dialogo sociale e la pace”, afferma il Rettore Francesco Ubertini.
“La pandemia ci ha ricordato che, solo insieme, possiamo affrontare i problemi e che, tutti, dobbiamo esercitarci nell’arte della vita, quella dell’incontro e del dialogo. Questa “Casa” si inserisce nella tradizione della città di Bologna, luogo alto di “cultura” e di riflessione sui grandi aspetti della vita e della storia degli uomini – nota l’Arcivescovo Matteo Maria Zuppi – . Nell’ignoranza, il pregiudizio e la violenza crescono molto più facilmente. Conoscersi e approfondire aiuta non solo a rispettare e ad evitare una comprensione superficiale dell’altro, ma soprattutto a valutare come l’altro sia un dono. Non vuole essere un’accademia, ma una casa dove riconoscersi fratelli. La responsabilità dei credenti non è solo disinnescare e circoscrivere il fanatismo e la violenza, ma costruire ponti di dialogo. Fratelli tutti”.
“Oggi Yom HaShoah, giornata in cui si commemora un atto eroico avvenuto nel 1943 ad opera di giovani ebrei del Ghetto di Varsavia che con tutte le loro forze, si ribellarono al regime nazi fascista, si è firmato a Bologna un protocollo di intesa fra i rappresentanti delle tre religioni monoteiste – aggiunge il Rabbino Capo della Comunità Ebraica Alberto Sermoneta – . Il primo elemento per combattere l’antisemitismo e la discriminazione razziale è l’incremento della conoscenza, del dialogo e della cultura. Non può esserci rispetto se non vi è conoscenza dell’altro e delle sue tradizioni. Ciò che si è fatto oggi è un ulteriore passo in avanti all’abbattimento delle barriere del pregiudizio, che va fatto con l’umiltà del confronto e l’onestà di volere con i fatti la collaborazione di tutti.
“L’idea di realizzare una casa in cui far dialogare principi che caratterizzano culture e religioni diverse, va nella direzione che questo Comune porta avanti quotidianamente attraverso azioni concrete quali la costruzione del Memoriale, la posa delle ‘pietre di inciampo’, il tavolo istituzionale permanente dedicato a questi temi. Solo attraverso la conoscenza e il dialogo si abbattono i muri dell’indifferenza – spiega il Presidente della Comunità Ebraica Daniele De Paz – . Sono orgoglioso di vivere in una città capace con i suoi progetti di respingere ogni forma di violenza, discriminazione, sopruso, intolleranza proprio attraverso progetti che coinvolgono e valorizzano le comunità del territorio”.
“A Bologna abbiamo un patrimonio di conoscenze e di cultura interreligiosa e interculturale acquisite grazie alle innumerevoli iniziative portate avanti in questi anni – afferma il Presidente della Comunità Islamica Yassine Lafram -. La Casa bolognese del dialogo vuole dare una struttura e una maggiore progettualità al percorso intrapreso, e il sostegno del Comune e dell’Università saranno determinanti per compiere questo salto di qualità”.